Il rendez-vous è per le otto al solito posto prossimo al Segrino. Sergio è in nostra attesa, girando con fervore la manovella della torcia a impatto zero.
La serata è piacevolmente calda, nonostante l'autunno sia iniziato da alcune settimane. Checco ed Italo occupano i sedili posteriori, mentre Sergio porta con disinvoltura l'auto sulla stretta e tortuosa via che porta all'Alpe di Carella. Come sempre tempesto di domande il conducente, contravvenendo spudoratamente a targhette ormai in disuso poste in bella vista a fianco al guidatore :-) I compagni d'avventura si salvano ben presto dalle mie chiacchiere raggiungendo la prima tappa del tour.
Alla Campora ci apprestiamo al primo richiamo armeggiando con lettore MP3 e diffusore acustico, diavolerie elettroniche di penultima generazione. La luna incandescente sconsiglia l'uso delle torce. Passano meno di tre minuti e la civetta risponde con impeto al richiamo; primo contatto riuscito!
Oltrepassando la stanga dopo il primo alpeggio, ci fermiamo in vicinanza dell'Alpe Fusi; il grande faggio secolare svetta poco più in su.
Questa volta è il turno dell'allocco che in seconda battuta sorvola la testa di Checco, intento a lasciar traccia di sé a bordo campo.
Remiganti e timoniere spiegate nel breve volo ovattato contro il disco lunare, l'inconfondibile canto trisillabico spezza la notte ed un gelido brivido scende lungo la schiena. Secondo contatto riuscito!
Lasciamo l'auto al bivio dell'Alpetto e ci incamminiamo lentamente verso la pineta che stringe a sé l'Alpe Alto. Civetta nana e capogrosso sembrano forestiere in questi boschi. Stimolati dai provocati striduli canti, rispondono invece i padroni di casa: due allocchi, il primo in basso verso Primalpe, il secondo vicinissimo a noi, giusto a rimarcar la loro indispettita presenza ad eventuali notturni alieni.
Si alza un leggera brezza che raduna nuvole a scacchiera da Ovest verso Est. Il patchwork bianco e nero gioca con il disco lunare, lasciando chiaroscuri di rara bellezza. In breve il vento si fa più forte, sfilaccia l'effimera scacchiera per ricomporla in lunghe strisce solcate di scuro, simili ad un colpo di zampa lasciata sulla neve da una tigre affamata.
Passando a fianco del Rifugio Marisa Consigliere, Sergio scorge dal finestrino alcuni volti conosciuti. Fermata l'auto, abbiamo il piacere di incontrare Silvia, Marco ed Alberto, anche loro sul Monte a toccar nuvole e cielo in una notte magicamente illuminata. Che piacere incontrare giovani donne e uomini a gioire di sé e del mondo, dimenticando tv ed ipad.
Il vento si fa forte, scompone le nuvole in un largo ventaglio, il buio è intenso, è ora di tornare a dormire per dar seguito al sogno da poco iniziato.
Massimo Brigo
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foto di Sergio Poli
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